Un dialogo sul cancro
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“Lei ha il cancro
L’avevo ormai capito, Dottore.
È stata l’unica cosa che sono stato capace di dire.
L’avevo ormai capito: avevo il cancro.
Lui mi fissava paterno, quasi sconsolato, ma di tanto in tanto si faceva severo e grave.
Senta, Le fisso immediatamente un primo ciclo di terapia.
Non deve neppure farsi fare l’impegnativa, penso a tutto io. Verrà qui al padiglione a fianco, ogni due settimane per 6 volte, alle 8.00 del mattino, a digiuno. Le faremo gli esami del sangue e poi il trattamento, potrà tornare a casa nel pomeriggio. Le va bene cominciare giovedì di settimana prossima?
E mentre scandiva, quasi fosse una strada ormai conosciuta, largamente battuta, il nostro, mio, percorso, io mi sentivo quasi ferito nel mio orgoglio.
Inerme, di fronte alla malattia. Desideroso di sapere.
Sì, certo, cioè… mi spieghi meglio, Dottore.
Dopo un’infinità di esami, riesco ad incontrarLa solo oggi e Lei mi sta dicendo che sto per cominciare la chemioterapia… sono disorientato, sta accadendo tutto troppo velocemente.
Guarirò? In quanto tempo?
Mi chiese di ascoltarlo attentamente. CLICCA SUL PUNTO 3 PER CONTINUARE A LEGGERE